Pancreatite nel gatto: cause, sintomi e trattamento

Il pancreas, un organo adiacente allo stomaco, riveste un’importanza fondamentale in ambito veterinario. Nonostante le sue dimensioni ridotte, le implicazioni associate alla compromissione della sua funzionalità possono comportare gravi rischi per la vita del gatto.

Dal punto di vista fisiologico, il pancreas svolge due funzioni principali. La prima è di natura endocrina, mediante la sintesi degli ormoni insulina e glucagone. Questi ormoni rivestono un ruolo cruciale nella regolazione dei livelli di glucosio nel sangue, garantendo l’omeostasi metabolica. La seconda funzione del pancreas è di natura esocrina, in quanto produce e secerne enzimi essenziali per agevolare il processo di digestione degli alimenti.

Che cos’è la pancreatite?

La pancreatite rappresenta la patologia più comune che coinvolge il pancreas esocrino nei gatti. Essa è caratterizzata da un’infiammazione determinata dall’attivazione inappropriata degli enzimi digestivi, che provocano danni al tessuto pancreatico. Normalmente, tali enzimi rimangono inattivi fino al momento del rilascio nel duodeno, la prima porzione dell’intestino tenue, dove agiscono per digerire il cibo. Tuttavia, in alcuni casi, questi enzimi possono attivarsi precocemente, iniziando a digerire il tessuto pancreatico circostante, generando una severa infiammazione.

La pancreatite può manifestarsi in forma acuta o cronica. La forma cronica di pancreatite spesso passa inosservata a causa dei sintomi vaghi che possono essere mascherati da altre patologie. Uno studio ha evidenziato che il 67% dei tessuti pancreatici felini esaminati post-mortem mostrava segni di pancreatite cronica, nonostante il 45% dei gatti sembrasse essere in buona salute.

La pancreatite acuta, invece, si caratterizza per un insorgere improvviso e i casi gravi possono essere pericolosi per la vita del gatto. È importante sottolineare che i gatti che si riprendono da episodi acuti di pancreatite spesso sviluppano la forma cronica della malattia, che nel corso del tempo può causare disfunzioni significative all’interno dell’organo.

Cause e fattori di rischio della pancreatite nel gatto

La pancreatite può colpire gatti di qualsiasi età, genere o razza. Tuttavia, sembra essere più comune nei gatti con un’età superiore ai 7 anni, sebbene possa verificarsi anche in felini di tutte le fasce di età.

La causa della maggior parte dei casi di pancreatite nei gatti rimane sconosciuta (idiopatica). Si ipotizza che la presenza di malattie concomitanti possa svolgere un ruolo nello sviluppo della pancreatite, in particolare la sindrome dell’intestino irritabile. Inoltre, episodi ischemici, in cui il flusso sanguigno al pancreas è compromesso, ad esempio durante un evento anestetico, possono essere un fattore predisponente.

Nel caso dei cani, una dieta ricca di grassi o l’assunzione di grandi quantità di cibo ad alto contenuto lipidico sono spesso associati alla pancreatite acuta. Sebbene non vi siano evidenze che indichino lo stesso ruolo nel gatto, l’eccessivo consumo di grassi potrebbe comunque rappresentare un fattore aggravante.

pancreatite gatto

Sintomi della pancreatite nel gatto

La pancreatite presenta sintomi che possono manifestarsi in modo vago e spesso si sovrappongono ad altre condizioni patologiche, rendendo la diagnosi un compito arduo.

Tra i segni comuni associati alla pancreatite, si annoverano:

  • Letargia: il gatto manifesta un generale stato di stanchezza e ridotta energia.
  • Perdita dell’appetito (inappetenza): il gatto mostra un’assenza di interesse verso il cibo o rifiuta di mangiare.
  • Vomito: si verificano episodi di espulsione del contenuto gastrico.
  • Disidratazione: il gatto presenta una carenza di liquidi corporei, che può essere evidente attraverso la pelle secca e le mucose secche.
  • Ipotermia: si osserva una temperatura corporea inferiore alla norma.
  • Aumento della frequenza respiratoria (tachipnea) o difficoltà respiratoria (dispnea): il gatto può mostrare un aumento del ritmo respiratorio o segni di difficoltà nel respirare.

Tuttavia, è importante sottolineare che questi sintomi possono variare da un gatto all’altro e che la presenza di uno o più di essi non è necessariamente indicativa di pancreatite. Pertanto, una diagnosi accurata richiede un’approfondita valutazione clinica, comprese analisi di laboratorio e indagini diagnostiche specifiche.

Complicanze della pancreatite

La pancreatite può determinare l’insorgere di altre condizioni patologiche che possono complicare il processo di guarigione nel gatto. L’inappetenza associata alla pancreatite può portare alla lipidosi epatica, una grave malattia che colpisce il fegato e può essere potenzialmente fatale.

Inoltre, il danno al tessuto pancreatico può influenzare la funzione endocrina del pancreas, che è responsabile della produzione di ormoni coinvolti nella regolazione dei livelli di glucosio nel sangue. Se il pancreas non riesce a mantenere una regolazione adeguata dei livelli di zucchero nel sangue, può verificarsi l’iperglicemia, caratterizzata da un’elevata concentrazione di glucosio nel sangue. Questa condizione può progredire verso il diabete mellito, una patologia in cui l’organismo non è in grado di produrre insulina in quantità sufficiente. Nei casi acuti di pancreatite, l’iperglicemia può essere temporanea e reversibile una volta che il paziente si riprende completamente. Tuttavia, nei casi cronici di pancreatite, l’insorgenza del diabete è comune, richiedendo un protocollo di gestione e trattamento a domicilio per la malattia.

Occasionalmente, gli enzimi digestivi attivati all’interno del pancreas possono migrare verso il fegato e l’intestino, causando un’infiammazione in tali organi. Questo fenomeno, noto come triadite, si caratterizza per l’infiammazione multiorgano. In casi estremi, la triadite può determinare la traslocazione batterica, con conseguente ingresso dei batteri nel flusso sanguigno del gatto. Questo può manifestarsi come sepsi, una grave complicanza, o come una condizione estremamente pericolosa chiamata coagulazione intravascolare disseminata (CID). La CID si caratterizza per l’interruzione del normale processo di coagulazione del sangue, portando a una coagulazione eccessiva e, conseguentemente, a sanguinamenti interni.

Nelle fasi avanzate della pancreatite cronica, il pancreas può andare incontro a un’incapacità di produrre e secernere gli enzimi necessari per facilitare la digestione del cibo. Questa condizione è nota come insufficienza pancreatica endocrina.

Diagnosi della pancreatite nel gatto

La diagnosi della pancreatite risulta complessa a causa della vasta gamma di sintomi clinici correlati alla malattia.

Alla presenza di un gatto con sintomi sospetti, l’equipe medica veterinaria procede ad un’accurata valutazione clinica e all’acquisizione dell’anamnesi dalla voce diretta del proprietario. È fondamentale comunicare al veterinario tutti i sintomi manifestati dal gatto. Sebbene la perdita di appetito, il vomito e la presenza di letargia possano essere riconducibili a diverse altre patologie, la familiarità del veterinario con i sintomi comuni può facilitare l’individuazione della causa sottostante.

Una volta effettuato l’esame fisico del gatto, il veterinario potrebbe suggerire ulteriori indagini diagnostiche al fine di formulare una diagnosi accurata. Queste potrebbero includere un emocromo completo e l’esecuzione di un’ecografia.

È possibile che venga richiesto anche un pannello biochimico del siero per valutare eventuali alterazioni aspecifiche e lievi. Tali esami sono spesso utili per escludere altre cause che potrebbero essere correlate ai sintomi del gatto, nonché per diagnosticare eventuali patologie concomitanti.

Test SNAP 

La quantificazione sierologica dell’immunoreattività della lipasi pancreatica felina rappresenta il metodo diagnostico più utile per l’identificazione della pancreatite. Questo test consente di valutare i livelli delle secrezioni pancreatiche presenti nel sangue. Livelli superiori a 5,4 mcg/L sono considerati indicativi di pancreatite felina.

Esistono due tipi di test fPLI disponibili. Il primo è noto come test SNAP e può essere eseguito direttamente presso la clinica veterinaria, fornendo risultati in tempi brevi. Un esito positivo al test SNAP indica la presenza di livelli di secrezioni pancreatiche nel sangue pari o superiori a 3,5 mcg/L, considerata la “zona grigia”. In caso di risultato positivo al test SNAP, sarà necessario inviare un campione di sangue a un laboratorio esterno per sottoporlo a un test fPLI più specifico al fine di confermare la diagnosi.

Esame ecografico e biopsia pancreatica

L’ecografia rappresenta uno strumento utile per identificare i cambiamenti pancreatici che possono indicare la presenza di pancreatite. Questa metodica diagnostica è semplice e non invasiva.

La conferma definitiva della diagnosi di pancreatite può essere ottenuta tramite una biopsia pancreatica. Tale procedura richiede l’utilizzo dell’anestesia generale, a meno che le condizioni di salute del gatto non consentano l’impiego di anestesia. Di solito, si preferisce eseguire un agoaspirato per prelevare un campione di tessuto pancreatico. Tuttavia, va sottolineato che questo metodo non è altrettanto affidabile quanto la biopsia, poiché non consente di ottenere un campione di tessuto pancreatico privo di cellule infiammatorie.

In considerazione dei rischi associati alla raccolta del campione bioptico per la conferma definitiva della diagnosi di pancreatite, la malattia viene spesso diagnosticata una volta escluse tutte le altre possibili cause dei sintomi clinici e tenendo conto dei processi patologici concomitanti.

Trattamento della pancreatite nel gatto

Il trattamento della pancreatite deve essere avviato tempestivamente al sospetto di questa condizione. I gatti che presentano un attacco acuto devono essere ricoverati presso una clinica veterinaria, mentre i gatti con pancreatite cronica possono essere gestiti anche a domicilio. In presenza di patologie concomitanti, è fondamentale affrontare il trattamento di tali patologie in quanto potrebbero influire sulla durata del ricovero del gatto.

Al gatto affetto da pancreatite verrà posizionato un catetere endovenoso per la somministrazione di fluidi. Tipicamente, la presenza di vomito e inappetenza causa disidratazione nel gatto con pancreatite. Pertanto, la reidratazione rappresenta una fase fondamentale per migliorare il benessere dell’animale. Nel caso in cui gli esami ematici abbiano evidenziato anomalie elettrolitiche, potrebbe essere necessario integrare i fluidi mediante l’uso di farmaci specifici al fine di correggere tali alterazioni.

Gestione del dolore

A differenza degli esseri umani e dei cani affetti da pancreatite, i gatti presentano meno frequentemente segni di dolore addominale.

I gatti sono noti per la loro capacità di sopportare il dolore senza mostrarne segni evidenti, rendendo difficile riconoscere quando sono in disagio. Tuttavia, si è osservato che i gatti con pancreatite acuta possono manifestare segni di malessere, pertanto è pratica comune somministrare farmaci antidolorifici. Di solito, il dolore viene gestito mediante l’uso di oppioidi come la buprenorfina o il fentanil.

Oltre agli antidolorifici, vengono frequentemente prescritti farmaci antiemetici per prevenire la nausea e gastroprotettori per proteggere la mucosa del tratto gastrointestinale.

Alimentazione durante il trattamento

In passato, era pratica comune sospendere l’alimentazione per 24-48 ore nei pazienti affetti da pancreatite al fine di consentire al pancreas di riprendersi e avviare il processo di guarigione. Tuttavia, questa strategia non è più considerata appropriata poiché è stato dimostrato che iniziare precocemente la somministrazione di cibo favorisce una ripresa clinica più rapida del paziente.

L’obiettivo ideale è quello di incoraggiare il gatto affetto da pancreatite a mangiare volontariamente, previa adeguata gestione del dolore e della nausea.

L’uso di una siringa o l’alimentazione forzata non sono raccomandati in quanto possono causare avversione al cibo e ridurre la predisposizione del gatto a mangiare.

Se il gatto rifiuta il cibo, può essere utile somministrare uno stimolante dell’appetito. Tuttavia, se nonostante l’uso dello stimolante l’animale continua a rifiutare il cibo, potrebbe essere necessario ricorrere all’alimentazione attraverso una sonda per garantire una corretta nutrizione al paziente.

Prognosi

La prognosi per i gatti affetti da pancreatite acuta grave è generalmente riservata. Tuttavia, con un trattamento tempestivo e adeguato, è possibile ottenere una completa ripresa e risolvere completamente la malattia. È importante sottolineare che la presenza di patologie concomitanti può complicare il processo di recupero e portare a prognosi meno favorevoli.

Per quanto riguarda la pancreatite cronica, è possibile che non si manifestino sintomi evidenti, ma una volta diagnosticata, richiederà una gestione a lungo termine. Ciò implica spesso la regolazione delle malattie coesistenti che possono influire sulla prognosi complessiva del gatto. Pertanto, una gestione adeguata e attenta di queste condizioni concomitanti avrà un impatto diretto sulla prognosi e sulla qualità di vita del gatto a lungo termine.

Fonti

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