Sindrome dell’occhio secco nel cane: sintomi, cause e trattamento

La sindrome dell’occhio secco nel cane, conosciuta anche come cheratocongiuntivite secca (KCS), si caratterizza per una ridotta o inadeguata produzione lacrimale. Le secrezioni lacrimali rivestono un ruolo di grande importanza poiché contribuiscono alla lubrificazione, al comfort e alla salute generale degli occhi del cane. Le lacrime non solo lubrificano, ma contengono anche proteine antibatteriche, muco, globuli bianchi che aiutano a contrastare le infezioni e altri enzimi che contribuiscono a mantenere gli occhi puliti e protetti da detriti, infezioni e irritazioni.

Le lacrime del cane si compongono di tre parti principali:

  • Strato lipidico: questo strato è costituito da lipidi (grassi) ed è responsabile di mantenere la stabilità del film lacrimale sulla superficie dell’occhio.
  • Componente acquosa: questa parte delle lacrime è composta principalmente da acqua ed è fondamentale per l’umidificazione e la nutrizione dell’occhio.
  • Strato di mucina: lo strato di mucina contribuisce a distribuire uniformemente le lacrime sulla superficie dell’occhio e favorisce l’adesione del film lacrimale all’occhio stesso.

Le ghiandole responsabili della produzione della componente acquosa delle lacrime sono due: la ghiandola lacrimale e la ghiandola della terza palpebra. Tuttavia, nei cani affetti dalla sindrome dell’occhio secco, queste ghiandole mostrano una diminuzione della loro capacità di produrre lacrime, anche se le ghiandole responsabili della produzione degli strati lipidico e mucinoso delle lacrime continuano a funzionare normalmente.

Questo squilibrio nella produzione lacrimale si traduce tipicamente in occhi che presentano un’insufficiente umidità e lubrificazione. Questa carenza può provocare accumulo di secrezioni mucose negli occhi, conferendo loro una sensazione di fastidiosa viscosità. Inoltre, l’assenza di un adeguato strato lacrimale può rendere gli occhi più vulnerabili all’irritazione e all’insorgenza di infezioni.

Sintomi della sindrome dell’occhio secco nel cane

I cani affetti dalla sindrome dell’occhio secco possono manifestare uno o più dei seguenti sintomi clinici:

  • Occhi rossi, infiammati, irritati e con manifesta sintomatologia dolorosa.
  • Rossore e gonfiore che coinvolgono sia lo strato congiuntivale che i tessuti perioculari.
  • Blefarospamo e ammiccamento delle palpebre.
  • Secchezza sulla superficie corneale, ovvero la parte esterna e trasparente a forma di cupola dell’occhio.
  • Secrezioni mucose sulla superficie corneale. In presenza di un’infezione batterica secondaria, tali secrezioni potrebbero essere di colore giallo o verde.
  • Evidenti difetti e irregolarità corneali, tra cui un’aumentata vascolarizzazione (proliferazione anomala di strutture vascolari nell’area interessata) e pigmentazione, segni di una risposta riparatoria e protettiva dell’occhio.
  • Possibile compromissione della vista e cecità.

Cause della sindrome dell’occhio secco nel cane

L’eziologia della sindrome dell’occhio secco nel cane può essere attribuita a una o più condizioni sottostanti. Il veterinario sarà in grado di identificare l’origine della diagnosi basandosi sull’anamnesi clinica del paziente e su un esame accurato. Alcune delle cause sottostanti possono essere dovute a:

  • Disfunzione del sistema immunitario: la maggior parte dei casi di sindrome dell’occhio secco nei cani è dovuta a una reazione autoimmune in cui il sistema immunitario attacca e danneggia sia la ghiandola lacrimale che la ghiandola della terza palpebra. Purtroppo, il motivo di tale fenomeno non è ancora del tutto compreso.
  • Farmaci: alcuni farmaci possono causare la sindrome dell’occhio secco come effetto collaterale, spesso subito dopo l’inizio del trattamento con questi farmaci. Questa forma di sindrome dell’occhio secco può essere temporanea e tende a regredire dopo la sospensione del farmaco. Nonostante ciò, è possibile che si verifichino danni permanenti e non vi è modo di prevedere quale animale svilupperà la sindrome dell’occhio secco o quanto a lungo durerà. In ogni caso, è consigliabile discutere con il veterinario i possibili effetti indesiderati correlati all’uso dei farmaci.
  • Ereditarietà genetica: l’alacrimia congenita rappresenta una forma genetica della sindrome dell’occhio secco e si manifesta in alcune razze canine, con particolare frequenza negli Yorkshire Terrier. Di solito, tale manifestazione è osservabile in uno solo occhio.
  • Condizioni endocrine: alcune malattie sistemiche come l’ipotiroidismo, il diabete e la sindrome di Cushing comportano frequentemente una ridotta produzione lacrimale.
  • Malattie infettive: il virus del cimurro canino, la leishmaniosi e la blefarocongiuntivite cronica possono contribuire allo sviluppo della sindrome dell’occhio secco.
  • Procedure mediche: un’anomalia ricorrente nei cani consiste nel prolasso della ghiandola della terza palpebra, comunemente denominato “occhio a ciliegia“. In alcuni casi, sebbene non sia una pratica raccomandata, i chirurghi veterinari procedono alla completa rimozione della ghiandola, generando una riduzione permanente della produzione lacrimale. Inoltre, la radioterapia localizzata volta a trattare forme tumorali può causare danni irreversibili alla ghiandola lacrimale e alla ghiandola della terza palpebra.
  • Problemi neurologici: la perdita di funzionalità nervosa delle ghiandole (spesso secondaria a un’infezione dell’orecchio interno) può culminare in una riduzione o cessazione della produzione lacrimale.
  • Lesione traumatica: la sindrome dell’occhio secco può insorgere come conseguenza di danni alle ghiandole, verificatisi in seguito a infiammazioni severe o lesioni traumatiche (quali ferite o incidenti automobilistici).
  • Cause transitorie: l’anestesia, così come il farmaco atropina, può determinare una cessazione temporanea della produzione lacrimale. Una volta rimossi questi agenti, la produzione lacrimale ritorna alla normalità.
sindrome occhio secco cane

Quali razze canine presentano maggiori probabilità di sviluppare la sindrome dell’occhio secco?

Le razze canine che presentano una maggiore propensione allo sviluppo della sindrome dell’occhio secco includono:

  • Cocker Americano
  • Bloodhound
  • Boston Terrier
  • Cavalier King Charles Spaniel
  • Bulldog Inglese
  • Springer Spaniel Inglese
  • Lhasa Apso
  • Schnauzer Nano
  • Pechinese
  • Carlino
  • Samoiedo
  • Shih Tzu
  • West Highland White Terrier
  • Yorkshire Terrier

Diagnosi

Per diagnosticare la sindrome dell’occhio secco e per valutare la produzione lacrimale, i veterinari si avvalgono di un test noto come test di Schirmer (STT). Questa procedura, semplice e indolore, prende il nome dal medico oftalmologo svizzero Otto Schirmer, che lo ha sviluppato nel XX secolo.

La procedura coinvolge l’uso di strisce di carta speciali, spesso con delle gradazioni millimetriche stampate su di esse. Queste strisce di carta vengono poste all’interno della congiuntiva inferiore dell’occhio, ovvero la membrana sottile che riveste la parte interna delle palpebre e la superficie dell’occhio.

Ecco come viene eseguito il test Schirmer per il cane:

Preparazione: l’animale viene posto in una posizione confortevole, di solito viene leggermente contenuto da un assistente per facilitare la procedura.

Misurazione: una striscia di carta viene posizionata in una delle sacche congiuntivali inferiori dell’occhio (quella più vicina al naso). La carta dovrebbe essere piegata leggermente in modo che una piccola porzione sporga dalla palpebra.

Attesa: la striscia di carta viene lasciata in posizione per un periodo di tempo specificato, solitamente 60 secondi. Durante questo tempo, la carta assorbe le lacrime prodotte dall’occhio.

Misurazione dei risultati: dopo il periodo di attesa, la striscia di carta viene rimossa dall’occhio. La lunghezza della porzione bagnata dalla lacrimazione viene quindi misurata sulla scala graduata presente sulla striscia. Questa misurazione indica la quantità di lacrime prodotte dall’occhio durante il periodo di tempo del test.

I risultati del test Schirmer possono variare da cane a cane e possono essere influenzati da vari fattori, come lo stato di salute generale, l’età, l’ambiente e la presenza di condizioni mediche preesistenti. Se il test rivela una produzione lacrimale inferiore alla norma, ciò potrebbe indicare un problema di insufficienza lacrimale.

Dopo aver completato il test di Schirmer, il veterinario potrebbe procedere con un ulteriore test noto come colorazione della superficie oculare (staining) con fluoresceina. L’obiettivo di questo test è individuare eventuali ulcere sulla superficie corneale dell’occhio. Durante questa procedura, un colorante fluorescente viene applicato delicatamente sulla superficie dell’occhio del cane. Nel caso in cui siano presenti ulcere corneali, queste interagiranno con una luce speciale, generando una distintiva fluorescenza verde brillante.

In aggiunta, il veterinario potrebbe eseguire un esame per valutare la pressione intraoculare. Questa misurazione mira a individuare possibili segni di infiammazione o glaucoma, condizioni spesso correlate all’occhio secco. Queste valutazioni sono di fondamentale importanza nel contesto della diagnosi e del trattamento, poiché consentono una comprensione approfondita della situazione clinica e guidano verso l’approccio terapeutico più adeguato.

Trattamento della sindrome dell’occhio secco nel cane

Il veterinario valuterà la condizione del cane e pianificherà il trattamento più adatto, tenendo conto della diagnosi e della sua storia clinica. Le possibili opzioni terapeutiche comprendono:

Lacrimostimolanti

In molti casi, i veterinari optano per la prescrizione di ciclosporina oftalmica (un agente appartenente alla classe degli immunosoppressori) o tacrolimus per stimolare la produzione di lacrime. Quando applicata localmente nell’occhio, la ciclosporina impedisce al sistema immunitario di danneggiare le ghiandole lacrimali e della terza palpebra, promuovendo quindi il ripristino della produzione lacrimale. L’impiego di tacrolimus viene di solito considerato solo nel caso in cui la ciclosporina si riveli inefficace.

Lacrimomimetici

Si tratta di una classe di trattamenti che imitano o sostituiscono le lacrime naturali dell’occhio. Nel contesto della sindrome dell’occhio secco, l’utilizzo di lacrime artificiali rappresenta una strategia chiave. Questi prodotti sono progettati per apportare idratazione alla superficie dell’occhio, contribuendo così a mantenere la giusta umidità e migliorare il comfort. Inoltre, le lacrime artificiali hanno la capacità di rimuovere detriti, come piccole particelle o allergeni, che potrebbero causare irritazione o disagio.

Questi lubrificanti oculari si dimostrano particolarmente cruciali nei casi in cui la sindrome dell’occhio secco è connessa all’uso di farmaci primari, come la ciclosporina. Nelle fasi iniziali del trattamento, quando la produzione naturale di lacrime potrebbe non essere ancora completamente riattivata, le lacrime artificiali svolgono un ruolo essenziale nel garantire che l’occhio rimanga ben idratato. L’impiego di lacrime artificiali dovrebbe sempre avvenire sotto la supervisione del veterinario.

Antibiotici

In caso di infezioni batteriche o ulcere corneali, potrebbe essere necessario utilizzare antibiotici topici a spettro ampio. Nei casi in cui la sindrome dell’occhio secco coinvolga il sistema nervoso, il trattamento contempla l’uso della pilocarpina, un agente che stimola la secrezione ghiandolare.

Chirurgia

Nel caso in cui il trattamento convenzionale non sortisca gli effetti desiderati, può essere necessario ricorrere a un intervento chirurgico tramite una procedura nota come “trasposizione del dotto parotideo”. Questo intervento comporta la delicata deviazione delle ghiandole salivari del cane dalla bocca all’occhio, consentendo così l’utilizzo della saliva come sostituto delle lacrime.

Fase di recupero e gestione della sindrome dell’occhio secco nel cane

Inizialmente, il veterinario eseguirà il test di Schirmer (STT) ogni 3-4 settimane al fine di confermare l’efficacia del piano terapeutico e del farmaco utilizzato. Nel caso in cui la produzione lacrimale risulti ancora insufficiente, sarà possibile apportare modifiche alla frequenza di dosaggio e ai farmaci impiegati. La maggior parte dei cani affetti dalla sindrome dell’occhio secco dimostra un miglioramento entro 12 settimane, con cambiamenti spesso evidenti già entro le prime 6 settimane.

Una volta che il cane raggiunge una produzione lacrimale adeguata, sarà importante stabilire un programma di controlli periodici, generalmente a intervalli di 3-4 mesi.

La maggior parte dei cani risponde in modo positivo alle terapie disponibili, con conseguente ripristino della normale funzionalità visiva e un ritorno a una condizione di benessere priva di dolore. È fondamentale sottolineare l’importanza della supervisione costante e di un intervento veterinario tempestivo. Nei casi in cui il test di Schirmer registri una produzione di lacrime compresa tra 2 e 14 millimetri al minuto, è probabile che si verifichi un recupero della produzione lacrimale normale con un tasso di successo superiore all’80%. Tuttavia, nei casi più gravi in cui il valore del test si situa tra 0 e 1 millimetro al minuto, il tasso di recupero completo diminuisce a meno del 50%.

Fonti

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