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Rigurgito nel gatto: cause, diagnosi e cura

Il termine rigurgito fa riferimento all’emissione dalla bocca di liquido, muco o cibo deglutito ma non pervenuto nello stomaco o subito rifluito dallo stomaco prima di aver subito l’azione del succo gastrico. A differenza del vomito, il rigurgito non è accompagnato da nausea e non comporta forti contrazioni addominali. È un sintomo di patologia esofagea e non un disturbo in sé.

Gli episodi di rigurgito correlati al cibo sono determinati dalla sede della disfunzione esofagea, dal grado di ostruzione e dalla presenza o assenza di dilatazione esofagea.

  • Il rigurgito che avviene subito dopo il pasto si verifica con maggiori probabilità in presenza di lesioni esofagee od ostruzione esofagea.
  • Il rigurgito può non essere associato al consumo di cibo, come in caso di dilatazione esofagea. Quest’ultima crea infatti una sorta di reservoir (cavità) per cibo e liquidi.
  • La ritenzione selettiva di liquidi rispetto ai cibi solidi avviene con maggiore probabilità in caso di ostruzione parziale.

Sintomi del rigurgito nel gatto

  • Difficoltà respiratoria

Cause del rigurgito nel gatto

Le cause del rigurgito si suddividono in due categorie:

  • Disturbi strutturali dell’esofago come corpi estranei, stenosi e anomalia dell’anello vascolare
  • Disordini della motilità esofagea come il megaesofago

Le cause del rigurgito sono molteplici. Sebbene vi siano svariate patologie esofagee che causano rigurgito, esistono anche altri disturbi, considerati sistemici, in grado di produrre un effetto sull’esofago e ove il rigurgito è solo uno dei sintomi manifestati.

I disturbi che andremo ad elencare qui di seguito sono quelli più comunemente associati al rigurgito:

  • Megaesofago (ipomotilità esofagea). Si tratta di una ridotta/assente peristalsi esofagea che spesso si traduce in una dilatazione dell’esofago. Il megaesofago può essere congenito o acquisito.
  • Patologia infiammatoria esofagea.
  • Esofagite. È un’infiammazione dell’esofago. Può essere un’entità primaria o secondaria ad altri disturbi.
  • Miosite. È un’affezione infiammatoria/immunomediata che colpisce i muscoli.
  • Patologia intratoracica extraluminale (sita nella cavità toracica ma all’esterno dell’esofago).
  • Anomalia dell’anello vascolare. Si tratta di un disturbo che causa l’intrappolamento e la compressione dell’esofago e una conseguente ostruzione parziale. Megaesofago e rigurgito spesso insorgono secondariamente a tale ostruzione.
  • Neoplasie o masse intratoraciche. Possono comprimere l’esofago dall’esterno causando rigurgito.
  • Ernia iatale. Si tratta di una anomalia del diaframma che comporta l’erniazione di parte dello stomaco nella cavità toracica. Il rigurgito è uno dei segni più comuni osservabili in questo disturbo.
  • Ostruzione esofagea intraluminale.
  • Stenosi esofagea. Si tratta di un restringimento anomalo dell’esofago, spesso secondario ad esofagite o ad un evento infiammatorio, come un corpo estraneo.
  • Corpi estranei esofagei. Spesso provocano rigurgito a causa di una esofagite associata o di una ostruzione fisica. I corpi estranei in genere si insediano nelle zone ristrette dell’esofago, tra cui apertura toracica, base del cuore o iato del diaframma.
  • Neoplasie o masse possono svilupparsi all’interno dell’esofago e causare ostruzione e rigurgito.
  • Diverticolo esofageo. Si tratta di una estroflessione dell’esofago. Può essere congenita o acquisita.
  • Disfunzione neuromuscolare che si traduce in megaesofago.
  • Miastenia gravis. Si tratta di una patologia che colpisce le giunzioni neuromuscolari (nervi e muscoli) causando debolezza generalizzata oltre a megaesofago/rigurgito.
  • Polimiosite. Si tratta di una malattia associata a infiammazione e debolezza dei muscoli, esofago incluso.
  • Patologie endocrine (ipotiroidismo, ipoadrenocorticismo). Possono essere associate al rigurgito.
  • Alcune tossicità (piombo, organofosfati) possono colpire l’esofago e causare megaesofago e rigurgito.
  • Lupus eritematoso sistemico. Si tratta di una malattia di natura autoimmune che colpisce più sistemi causando talvolta megaesofago e rigurgito.
  • Polineurite. Si tratta di una patologia associata all’infiammazione di nervi multipli. Talvolta causa megaesofago e rigurgito.
  • Megaesofago idiopatico (causa sconosciuta). È una delle cause più comuni di rigurgito. In genere tale diagnosi avviene ad esclusione, ovvero dopo aver escluso tutte le patologie di cui sopra mediante indagini diagnostiche appropriate.

rigurgito gatto

Diagnosi 

  • Esame emocromocitometrico completo. Nella maggior parte dei casi i valori sono entro i limiti normali. Tuttavia, in presenza di grave infiammazione/infezione o di anemia, è possibile osservare nel primo caso un innalzamento del numero dei globuli bianchi o una riduzione dei globuli rossi nel secondo caso.
  • Profilo biochimico. È necessario per escludere altre patologie sistemiche (malattie epatiche, renali) che possono predisporre ad alcune patologie associate al rigurgito.
  • Analisi delle urine come parte di una raccolta dati completa.
  • Esami endocrinologici (test di stimolazione con ACTH e saggi tiroidei). Dovrebbero essere eseguiti per escludere il rigurgito associato a ipoadrenocorticismo o ad ipotiroidismo.
  • Test per la ricerca di anticorpi anti nucleo (ANA). Vengono eseguiti per escludere patologie immunomediate (come il lupus eritematoso sistemico) associate al rigurgito.
  • Radiografie toraciche. Sono necessarie per valutare dimensione/forma dell’esofago, presenza di un corpo estraneo, crescite o megaesofago e polmoni per l’eventualità di polmonite secondaria.
  • Test per la determinazione degli anticorpi anti-recettori dell’aceticolina. Si tratta di un semplice esame del sangue eseguito sui pazienti che presentano rigurgito secondario a megaesofago per escludere miastenia gravis. Sebbene il più delle volte siano presenti ulteriori segni sistemici associati a miastenia, in alcuni casi megaesofago e rigurgito possono essere le uniche manifestazioni.
  • Misurazione dei livelli di piombo e/o organofosfati nel sangue. Viene eseguita nei pazienti in cui vi è il sospetto di tossicità quali cause sottostanti del rigurgito.
  • Elettromiografia e biopsie muscolari. Sono raccomandate quando vi è il sospetto di una miopatia. Queste procedure richiedono anestesia e sono quindi associate a rischi maggiori rispetto alle altre indagini diagnostiche descritte.
  • Esofagogramma (indagine radiografica con mezzo di contrasto, di solito bario). Può essere indicato per escludere alterazioni strutturali, come un corpo estraneo, stenosi o crescite.
  • Fluoroscopia. Contribuisce a valutare la funzionalità esofagea. Valuta il movimento di solidi e liquidi attraverso l’esofago.
  • Esofagoscopia (ispezione visuale diretta dell’interno dell’esofago). È di estrema utilità per la diagnosi di alcune patologie che possono causare rigurgito. Gli esempi includono esofagite, corpo estraneo e crescite. Questa procedura richiede anestesia ed è associata a rischi maggiori rispetto ad alcune procedure diagnostiche precedentemente menzionate.

Trattamento del rigurgito nel gatto

I seguenti trattamenti sintomatici (aspecifici) possono essere applicabili ad alcuni ma non a tutti i gatti con rigurgito. Questi trattamenti possono ridurre la gravità dei sintomi o arrecare sollievo all’animale. Tuttavia, la terapia aspecifica non è da considerarsi sostitutiva al trattamento definitivo della patologia sottostante responsabile della condizione del gatto.

  • Cambiamenti alimentari. Dovrebbero includere la somministrazioni di piccoli pasti frequenti composti da un prodotto facilmente digeribile. La patologia specifica deve essere affrontata con un regime alimentare appropriato. In particolare, i gatti con megaesofago necessitano di un’attenzione particolare. Si raccomanda di provare cibi di diversa consistenza che variano da liquido/semiliquido a solidi/crocchette.
  • Farmaci modificanti la motilità (farmaci che promuovono il movimento attraverso il tratto gastrointestinale), come metoclopramide. Possono essere impiegati per stimolare il movimento all’interno dell’esofago e favorire lo svuotamento gastrico.
  • Inibitori dell’acido gastrico (agenti bloccanti). Sono raccomandati per bloccare la secrezione acida e quindi diminuire il volume di acido che risale nell’esofago. Poiché l’esofagite è spesso una componente (causa o effetto) del rigurgito, l’impiego di questi agenti viene generalmente raccomandato per un sollievo sintomatico. Gli esempi includono un gruppo denominato antagonisti dei recettori H2, come cimetidina, ranitidina, famotidina o inibitori della pompa protonica come l’omeprazolo.
  • Il sucralfato (sospensione) contribuisce a lenire e rivestire un esofago infiammato, spesso associato al rigurgito.
  • L’ospedalizzazione può essere indicata come approccio sintomatico/terapia di supporto per i pazienti estremamente malati. Per alcuni pazienti possono essere indicati fluidoterapia, ripristino dell’equilibrio elettrolitico e/o supplementazione nutrizionale. Il posizionamento di una sonda da gastrostomia per via endoscopica o chirurgica può essere di aiuto nel bypassare un esofago malato al fine di apportare una nutrizione adeguata al paziente con rigurgito. In alternativa, istituire la nutrizione parenterale per un periodo di tempo, mentre si tenta di identificare e trattare la causa sottostante, potrebbe essere la scelta più sicura per il paziente compromesso che potrebbe essere a rischio in caso di procedura anestetica.
  • La terapia antibiotica può essere raccomandata nei casi ove vi sia il sospetto di polmonite secondaria, in particolare se il paziente con rigurgito inizia a tossire, presenta difficoltà o alterazioni respiratorie o diventa febbrile.

Cosa fare a casa

Le raccomandazioni dipendono dalla causa sottostante del problema. Di seguito elencheremo le raccomandazioni generali che dovrebbero essere considerate:

  • Somministrare tutti i farmaci prescritti e attenersi ai consigli alimentari raccomandati dal veterinario.
  • Prestare attenzione a eventuali segni che potrebbero suggerire la presenza di polmonite secondaria, come respiro affannoso, tosse e/o letargia generale e scarso appetito.
  • Prestare particolare attenzione alla condizione corporea del gatto. Mantenere un appropriato piano nutrizionale talvolta è difficile in questi animali.

Fonti