Panleucopenia felina: cause, sintomi e terapia

La panleucopenia felina, nota anche come enterite infettiva felina o malattia parvovirale felina, è una malattia acuta, grave e altamente contagiosa osservabile principalmente nei gattini e nei gatti in età più avanzata non vaccinati.

Questa malattia è stata anche indicata come cimurro felino, sebbene l’organismo causativo non sia correlato al virus causa dell’insorgenza di cimurro nei cani.

La panleucopenia felina colpisce tutti i tessuti del corpo che contengono cellule in rapida divisione, specie quelli presenti nel tratto digestivo. Essa è causata dal parvovirus felino ed è caratterizzata dall’insorgenza acuta di vomito, diarrea, disidratazione, abbattimento e comunemente decesso.

Cause

Il virus che causa la panleucopenia felina è piuttosto simile al parvovirus canino, responsabile di gravi patologie gastrointestinali nei cani. Il parvovirus felino può infettare tutti i gatti (sia domestici che selvatici), così come procioni, furetti e visoni, che spesso fungono da reservoir (serbatoi naturali) per gli organismi virali.

Il virus viene eliminato nelle escrezioni corporee degli animali affetti sino alle 6 settimane successive l’infezione e presenta una particolare affinità per le feci feline. Il parvovirus felino è molto resistente alla maggior parte dei disinfettanti e può sopravvivere nell’ambiente per mesi o anni.

I gatti contraggono l’infezione a seguito dell’esposizione diretta a feci infette, secrezioni salivari o particelle virali presenti su oggetti inanimati (scarpe, asciugamani, abbigliamento, ecc.). Il virus può anche essere trasmesso nell’utero dalle mamme infette ai nascituri o ai cuccioli neonati durante la toelettatura.

Sintomi

I gatti affetti possono non manifestare segni clinici di infezione. Se la malattia è presente, i segni di infezione tendono ad essere simili a quelli osservabili nei cani affetti da “parvo” e a svilupparsi da 2 a 10 giorni circa dopo l’avvenuta esposizione al virus.

I gatti che manifestano gli effetti della malattia possono sviluppare uno o più dei seguenti sintomi:

  • Abbattimento
  • Debolezza
  • Vomito (produzione di vomito schiumoso, giallognolo tinto di bile)
  • Diarrea (può insorgere nelle prime fasi o nelle fasi più avanzate del decorso della malattia; le feci possono essere di colore giallo e/o striate di sangue rosso vivo)
  • Dolore addominale (spesso grave e debilitante; il gatto può assumere una postura incurvata e sperimentare un evidente disagio)
  • Vocalizzazione lamentosa
  • Decesso fetale
  • Aborto
  • Sindrome “fading kitten” (morte improvvisa nei gattini)
  • Ipoplasia cerebellare (mancanza di coordinazione/atassia, andatura barcollante, tremori; di solito non progressiva e osservabile tra i 10 e i 14 giorni successivi l’esposizione al virus)
  • Decesso improvviso (può verificarsi prima della comparsa dei segni clinici; può rassomigliare ad una morte per avvelenamento)

Oltre ad attaccare il tratto gastrointestinale, il parvovirus felino può anche colpire sistema sanguigno, sistema nervoso, tessuti oftalmici (dell’occhio), sistema riproduttivo e sistema linfatico. Può colpire il feto durante la gravidanza e subito dopo il parto, causando sino al 90% di mortalità o danno cerebrale permanente nei cuccioli neonati. È comune anche l’insorgenza di infezioni opportunistiche secondarie, spesso batteriche, che possono essere l’effettiva causa di decesso nei gatti infetti.

Sebbene la maggior parte dei casi di panleucopenia felina sia subclinica (significa che i gatti infetti non manifestano segni esteriori di malattia), quando i sintomi clinici compaiono, i tassi di mortalità sono piuttosto elevati.

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I gatti più a rischio

La panleucopenia felina tende a colpire i gatti giovani, specie i gatti non vaccinati tra le 6 e le 12 settimane di età e i gattini vaccinati tra le 8 e le 20 settimane di età, quando gli anticorpi materni diminuiscono.

Le femmine che vengono vaccinate con vaccini virali vivi modificati durante la gravidanza, sono predisposte a partorire gattini affetti da una condizione neurologica nota come ipoplasia cerebellare.

La maggior parte dei casi clinici di panleucopenia felina è osservabile negli ambienti sovraffollati, come i rifugi per animali. Sebbene sia disponibile una vaccinazione per questa malattia, i gattini e i gatti adulti non vaccinati che vivono in condizioni antigieniche e di sovraffollamento sono particolarmente a rischio di contrarre l’infezione. La panleucopenia felina è spesso fatale.

Diagnosi

La panleucopenia felina non è particolarmente facile da diagnosticare. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, le informazioni ottenute mediante esame fisico, anamnesi, segni clinici ed esami del sangue possono essere utilizzate per giungere alla formulazione di una diagnosi presuntiva.

Il parvovirus felino mostra una particolare affinità nell’attaccare i globuli bianchi (leucociti) del gatto, componenti essenziali del sistema immunitario. Ne consegue che i campioni ematici dei gatti infetti spesso mostrano un numero considerevolmente ridotto di globuli bianchi circolanti, specie nei gatti giovani o non vaccinati. Da qui il nome della malattia. I gatti affetti, inoltre, sono comunemente anemici, ovvero presentano anche una bassa conta di globuli rossi circolanti. I gattini che presentano gravi sintomi gastrointestinali, combinati ad una bassa conta di globluli bianchi e rossi, hanno probabilmente contratto l’infezione da parvovirus felino.

In caso di infezione da parvovirus felino esistono test di laboratorio diagnostici. Essi includono test in immunofluorescenza (IFA), test di reazione a catena della polimerasi (PCR), esame sierologico (esami del sangue specifici) e isolamento del virus. Tuttavia, questi test richiedono molto tempo e lavoro e non sono di uso comune o facilmente disponibili.

L’esame fecale impiegato per diagnosticare l’infezione da parvovirus nei cani può essere utilizzato anche per rilevare la presenza di parvovirus felino nel campione fecale di un gatto infetto.

Una volta che nel gatto i segni clinici dell’infezione da parvovirus felino hanno modo di svilupparsi, la probabilità di un recupero completo non è buona. Una terapia di supporto immediata e intensiva, preferibilmente iniziata nelle primissime fasi del decorso della malattia, può migliorare la qualità della vita dell’animale e aumentare le relativamente ridotte possibilità di recupero.

Trattamento

Gli effetti primari della panleucopenia felina (vomito, diarrea, disidratazione, abbattimento e pericolose infezioni batteriche secondarie) diverranno velocemente pericolosi per la vita del gatto, se non trattati con rapidità e aggressivamente. Il trattamento per i gatti che presentano infezioni parvovirali è simile a quello adottato per i cani affetti da infezioni parvovirali e deve essere effettuato in regime di ricovero nelle prime fasi del decorso della malattia.

Poiché questo virus è estremamente contagioso, i gatti affetti dovrebbero essere rigorosamente isolati dagli altri gatti. I proprietari dei gatti infetti dovrebbero adottare misure precauzionali aggiuntive, come togliere e sostituire scarpe e abbigliamento e lavare accuratamente mani e braccia, prima di entrare in contatto con animali non infetti.

Una terapia di supporto intensiva, inclusa una fluidoterapia per via endovenosa, è necessaria per provvedere alla reidratazione dei gatti infetti e per gestire shock e anomalie elettrolitiche. Attualmente non sono disponibili farmaci antivirali specifici per trattare la panleucopenia felina. La terapia si focalizza sulla gestione dei sintomi della malattia per alleviare il più possibile il disagio sperimentato dal gatto. Il virus è particolarmente letale nei giovani gattini non vaccinati. I gatti in età più avanzata con sistema immunitario più forte presentano una prognosi migliore, ma anche le loro probabilità di sopravvivenza non sono promettenti.

Vengono spesso somministrati antibiotici ad ampio spettro per via endovenosa per contrastare eventuali infezioni batteriche secondarie, ma solo dopo che lo stato di idratazione del gatto è stato normalizzato, affinché l’animale sia in grado di gestire gli effetti del farmaco. Possono essere utilizzati espettoranti o altri soppressori della tosse per contribuire a gestire la bronchite e la polmonite che spesso accompagnano questa malattia. Gli antiemetici, come metoclopramide e altri, possono essere somministrati per via endovenosa od orale per contribuire a lenire gli effetti di nausea e vomito.

Qualora l’anemia abbia raggiunto livelli pericolosamente elevati, possono essere disponibili trasfusioni di sangue intero, ma di solito solo presso cliniche specializzate. Se il gatto non è in grado o non vuole mangiare per un lungo periodo di tempo, possono essere utilizzati supporto nutrizionale aggiuntivo e stimolanti dell’appetito. Se necessario, possono essere somministrati farmaci anticonvulsivi e, naturalmente, è essenziale una appropriata gestione del dolore.

L’efficacia del trattamento della panleucopenia felina in genere richiede almeno 1 settimana, ma possono servire settimane o mesi affinché il gatto recuperi un buono stato di salute.

Prognosi

Purtroppo, i gattini che sviluppano la panleucopenia felina presentano una prognosi riservata. I gatti in età più avanzata presentano una migliore probabilità di sopravvivenza alla malattia.

Se il gatto sopravvive alla infezione parvovirale felina, di norma non accuserà effetti collaterali permanenti e acquisirà immunità alla malattia per il resto della vita. Tuttavia, continuerà ad espellere il virus nelle secrezioni corporee per diverse settimane.

Prevenzione

La vaccinazione è altamente efficace per la prevenzione della panleucopenia felina. Sono disponibili sia vaccini virali vivi modificati e inattivati, ma i vaccini vivi modificati (attenuati) sembrano essere più efficaci e produrre una più rapida protezione immunologica. Entrambe le tipologie di vaccini possono essere somministrate per via intranasale (spruzzandole nelle cavità nasali del gatto) o mediante iniezione intramuscolare.

Le gatte gravide e i gattini di età inferiore alle 6 settimane non dovrebbero essere vaccinati con il prodotto vivo modificato a causa delle conseguenze potenzialmente dannose durante lo sviluppo. I protocolli vaccinali attuali richiedono la vaccinazione per i gattini di età pari o superiore alle 8 settimane di età, successivamente a 12 e 16 settimane di età con un richiamo un anno dopo. Sebbene questo richiamo possa offrire una protezione che copre tutta la vita dell’animale, la maggior parte delle autorità raccomanda di vaccinare nuovamente l’animale ogni 3 anni.

Il parvovirus felino è estremamente resistente e può vivere nel suolo, nelle fessure tra le piastrelle, nei tappeti e nei mobili per mesi o anni. Il modo più efficace per eliminarlo dall’ambiente è mediante una accurata disinfezione utilizzando una soluzione a base di candeggina diluita 1:32 in acqua.

Il parvovirus felino colpisce i globuli bianchi. Da qui il nome della malattia (i globuli bianchi sono anche noti come leucociti; la panleucopenia si riferisce ad un numero anormalmente basso di globuli bianchi circolanti). La panleucopenia felina può essere in gran parte prevenuta mediante una appropriata vaccinoprofilassi. Fortunatamente, il parvovirus felino non infetta cani o persone.

Fonti

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