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Occhio a ciliegia nel cane: sintomi e opzioni terapeutiche

Il termine “occhio a ciliegia” si riferisce al prolasso o alla protrusione della ghiandola associata alla terza palpebra. Questa struttura è presente in molti mammiferi, compresi i cani.

La terza palpebra, scientificamente denominata membrana nittitante, costituisce un elemento anatomico rilevante situato internamente alla palpebra inferiore. Questa struttura svolge una funzione cruciale come strato aggiuntivo di protezione per l’occhio, specialmente durante attività come la caccia o il combattimento, dove il rischio di lesioni oculari è maggiore. Inoltre, la terza palpebra ospita una ghiandola speciale responsabile della produzione di una porzione significativa del film lacrimale protettivo dell’occhio.

Sintomi dell’occhio a ciliegia nel cane

L’occhio a ciliegia si manifesta clinicamente come una tumefazione rossa e protrusa localizzata sulla palpebra inferiore, in prossimità del margine nasale o della regione nasale, che assume un aspetto simile a quello di una ciliegia. In alcuni casi, il grado di protrusione associato all’occhio di ciliegia può estendersi notevolmente, arrivando a coprire una parte significativa della superficie corneale, mentre in altri le dimensioni possono risultare più limitate e manifestarsi in modo sporadico. Si raccomanda di segnalare prontamente al veterinario qualsiasi segno o sintomo correlato a questa condizione al fine di valutare e affrontare in modo tempestivo l’eventuale necessità di interventi terapeutici o chirurgici.

Cause dell’occhio a ciliegia nel cane

Normalmente, la ghiandola della terza palpebra è ancorata alla rima interna inferiore dell’occhio mediante un attacco fibroso. Si ritiene che in alcune razze canine tale ancoraggio sia meno robusto, favorendo un maggiore rischio di prolasso ghiandolare. Tra le razze più suscettibili a questa condizione figurano Cocker Spaniel, Bulldog Inglese, Bulldog Francese, Boston Terrier, Beagle, Bloodhound, Lhasa Apso, Shih Tzu, Carlino e altre razze brachicefale. Anche i gatti di razza birmana e persiana possono essere soggetti al prolasso della ghiandola della terza palpebra.

occhio a ciliegia cane

Trattamento dell’occhio a ciliegia nel cane

Il trattamento prevede l’intervento chirurgico per la sostituzione della ghiandola della terza palpebra. È fondamentale iniziare il trattamento il prima possibile per minimizzare i danni permanenti all’occhio o alla ghiandola stessa. Tale urgenza è essenziale poiché la ghiandola della terza palpebra contribuisce in modo significativo, fino al 50%, alla produzione della componente acquosa del film lacrimale. In assenza di una produzione lacrimale adeguata, il rischio di sviluppare una condizione nota come “occhio secco”, con conseguente compromissione della vista, diventa molto più elevato.

La rimozione della ghiandola NON rappresenta una forma di trattamento raccomandata. Prima dell’intervento chirurgico, l’impiego di un apposito unguento oftalmico può contribuire a mantenere l’occhio lubrificato. Il veterinario valuterà la tecnica chirurgica più appropriata in base alle condizioni specifiche del cane.

Prognosi

Nella maggior parte dei casi, la ghiandola tende a ritornare alla sua condizione normale entro poche settimane dall’intervento. Tuttavia, circa il 5-20% dei pazienti potrebbe sviluppare nuovamente un prolasso della ghiandola palpebrale, rendendo necessario un ulteriore intervento chirurgico. Molti animali domestici che hanno sperimentato un prolasso in un occhio potrebbero svilupparne uno anche nell’occhio opposto.

La sostituzione chirurgica della ghiandola della terza palpebra rimane sempre la prima scelta di trattamento, principalmente per evitare il rischio di sviluppare la condizione nota come “occhio secco” in seguito alla rimozione chirurgica della ghiandola. Tuttavia, in situazioni gravi o croniche, o in casi estremamente rari di tumore, potrebbe non esserci altra opzione se non la rimozione della ghiandola, soprattutto se la sua funzione è gravemente compromessa o completamente assente.

Fonti